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Le tecniche Cognitivo Comportamentali di Terza Generazione mirano alla costruzione di repertori ampi, flessibili ed efficaci più che all’eliminazione di problemi accuratamente definiti, e enfatizzano la rilevanza degli argomenti che esaminano sia per il Terapeuta che per il cliente.
 
Si caratterizzano per essere la naturale evoluzione della terapia che sino ad oggi ha accumulato una maggiore evidenza di efficacia, la terapia del comportamento. Viene mantenuto il legame con la psicologia come scienza di base, l’attenzione alla verifica sperimentale, ai progressi e al cambiamento del singolo paziente.
 
Piuttosto che focalizzarsi sul modificare direttamente gli eventi psicologici, questi interventi mirano a modificare la funzione di questi eventi psicologici e la relazione dell’individuo con questi attraverso strategie quali mindfulness, accettazione o defusione cognitiva.
 
Il focus del trattamento si estende oltre alla soluzione di problemi specifici, fino a comprendere i disturbi della personalità e problematiche di tipo esistenziale. Viene privilegiata l’analisi della funzione del comportamento rispetto alla struttura (topografia)
del processo rispetto al contenuto. Concentrandosi sulla rilevanza del contesto e delle funzioni dei fenomeni psicologici, e non solo della loro forma. La terza onda tende perciò ad enfatizzare strategie di cambiamento contestuali ed esperienziali in aggiunta a quelle più dirette o didattiche (Hayes, 2004). Particolare rilievo assume la relazione terapeuta-paziente come veicolo del cambiamento.  L’esperienza (comportamentale, emotiva e cognitiva) all’interno della sessione, diventa il principale strumento di cambiamento.
 
ACT: la terapia comportamentale esperienziale. L’Acceptance and Commitment Therapy è una delle terapie del comportamento che più sono legate alla ricerca di base sul comportamento verbale e, più in generale, agli sviluppi della Behavior Analysis.
All’interno di questo quadro coerente di riferimento, si utilizzano tecniche esperienziali per la modificazione del comportamento (Hayes, Stroshal, Wilson, 1999). La mindfulness è parte integrante dell’ACT che ne dà una definizione dettagliata e fondata nella ricerca di base, senza legarla ad aspetti mistici e senza identificarla semplicemente con la pratica meditativa. Anche l’aspetto più direttamente legato al cambiamento comportamentale (“commitment”) si è evoluto negli ultimi decenni e prevede tecniche specifiche per motivare al cambiamento centrate sui bisogni e sui valori del cliente.
 
DBT: la terapia comportamentale sulle emozioni. La terapia dialettico comportamentale è una delle terapie manualizzate con dimostrata evidenza di efficacia. Sviluppata per la terapia del disturbo borderline di personalità da Linehan (1993), all’interno di una cornice comportamentale, fa ampio uso di tecniche cognitive. È inoltre uno degli approcci che integrano la mindfulness all’interno del programma terapeutico. Per quanto riguarda quest’aspetto, la DBT ha il merito di fornire una definizione operazionale di mindfulness espressa in termini comportamentali. Centrale è la relazione tra il processo emotivo e il contesto ambientale, sia nella concettualizzazione del disturbo che nella terapia. Ultimamente l’applicazione si sta estendendo a diversi disturbi con specifica evidenza rispetto ai comportamenti suicidari, la loro prevenzione e l’abuso di sostanze.
 
FAP: la terapia comportamentale interpersonale. La Functional Analytic Psychotherapy (FAP; Kohlenberg & Tsai, 1991) è basata sull’analisi comportamentale della relazione terapeutica, la FAP è stata creata per essere utilizzata insieme agli approcci comportamentali tradizionali o quando l’abilità del cliente di relazionarsi agli altri è al centro delle difficoltà cliniche. Assunzione di base della FAP è che molta della psicopatologia e della sofferenza umana sia di natura interpersonale, e la relazione terapeutica sia essenziale nel portare a miglioramenti clinici. La tradizione cognitivo-comportamentale ha sempre dato peso all’importanza della relazione terapeuta-cliente, la FAP ne fornisce un’analisi fondata sui principi del comportamento e specifica i comportamenti del terapeuta necessari a favorire il cambiamento nel cliente. La FAP presuppone che comportamenti nuovi e più funzionali possano essere modellati (shaped), durante il processo di psicoterapia, dalle risposte contingenti del terapeuta ai problemi del cliente che si manifestano in sessione, così come ai miglioramenti in questi comportamenti.  
Queste terapie danno anche nuova vitalità ad importanti caratteristiche della tradizione della terapia comportamentale, come l’analisi funzionale, la costruzione di repertori di comportamento e di abilità e lo shaping diretto - in sessione - anche del comportamento verbale (Hayes, 2004)